venerdì 21 novembre 2014

Fondazione Bertinotti Formenti

Ovvero il mostro giuridico del nuovo  Statuto

Più di una volta ho espresso la convinzione che un’Amministrazione Comunale abbia tutto il diritto di scegliersi i propri collaboratori, dirigenti comunali, amministratori di società partecipate o enti che siano.
E’ inammissibile che cambi l’Amministrazione Comunale e rimangano in carica a gestire importanti servizi, delicate funzioni e rilevanti patrimoni persone designate dal precedente sindaco.
Rielaborazione da Magritte
A Chiari, mentre era in corso il ballottaggio per le Elezioni Comunali 2014, il Consiglio d’Amministrazione della Fondazione Bertinotti  Formenti  ha  deliberato la modifica dello Statuto che all’art. 8 prevedeva un “CdA composto da 7 membri,  nominati in numero di 4 dal Sindaco pro-tempore e in numero di 3 dal Parroco”.
La nuova formulazione prevede invece un Consiglio di 5 membri:
-        2  designati uno ciascuno da Sindaco e  Parroco, 
-        1 dagli utenti, 
-        2  appartenenti al precedente Consiglio.
Come si vede una proposta bizzarra e un “vulnus” alle prerogative del Sindaco e del Parroco.
Il Consiglio d’Amministrazione dell’Ente ha sicuramente il potere, a norma dell’art.13 dello Statuto,  di deliberare le modifiche statutarie. Mi chiedo però se il Consiglio possa apportare modifiche sostanziali all’atto fondativo tali da mettere in discussione il potere decisionale di coloro che sono chiamati a scegliere gli Amministratori.  A me pare ci sia un conflitto insanabile.
Sede della Fondazione Bertinotti Formenti
Tra parentesi questa modifica non ha neppure un carattere funzionale, rispondente cioè alla necessità di rendere più efficiente la funzionalità del Consiglio di Amministrazione, per cui non si capisce quale sia la ragione che ha spinto gli amministratori a deliberarla.
Il fondatore di solito nomina i primi amministratori, indicando poi nell’atto fondativo le modalità di nomina dei successivi, e  questo per la semplice ragione che la vita di una Fondazione supera, e spesso di molto, quella dei padri fondatori.
Nel caso specifico (ma non è il solo) vengono indicati il Sindaco e il Parroco in quanto massimi rappresentati della Città in campo civile e religioso .
Può il Consiglio d’Amministrazione cambiare questa norma? Lo può fare solo se la nuova formulazione è coerente con la volontà del fondatore e  non è in contrasto con la legge.
A questo proposito sarebbe utile rifarsi all’atto fondativo e  a quanto  venuto consolidandosi nel tempo. In precedenza, cioè prima dell’ottobre 2003, il rapporto all’interno del CdA era di 5 a 2. Cioè 5 membri designati dal Sindaco, due dal Parroco. Lo Statuto del 2003, ha deliberato un riequilibrio di questo rapporto (4 a 3). La nuova formulazione ribalta completamente questo rapporto, rendendo ininfluente la rappresentanza del Sindaco e conferendo ai due componenti il vecchio Consiglio, nominati nella passata Amministrazione, un potere quasi assoluto.

In ogni caso, con la formulazione usata  il Consiglio nomina se stesso,  cosa che a me pare del tutto inammissibile.  Anzi ritengo si tratti di una vera e propria mostruosità giuridica e non si capisce  come possa essere accolta da Regione Lombardia che rappresenta, è bene ribadirlo, l’autorità tutoria, cioè l’autorità  che svolge quell’attività di controllo e vigilanza necessaria al buon funzionamento delle Fondazioni.
La  formulazione adottata  contraddice  il principio di terzietà nella scelta degli amministratori.  In una società gli amministratori vengono scelti dall’assemblea dei soci, in una fondazione o dai fondatori o da chi viene indicato nell’atto fondativo.  Il Consiglio d’Amministrazione ha molti poteri, ma non quello di  nominare se stesso.
Parlare di continuità di gestione può avere un senso, ma la conferma eventuale di amministratori precedenti va decisa da coloro che sono i referenti della Fondazione, così come previsto dall’atto fondativo, cioè Sindaco e Parroco.
Da quanto riportato dalla stampa, sembra che Regione Lombardia  abbia deliberato l’approvazione del nuovo Statuto. Non ne conosciamo le motivazioni perché ancora non sono state ufficializzate. I funzionari della Regione tuttavia ci hanno abituati a infortuni del genere. Tutti ricordiamo la vicenda della modifica dello Statuto dell’Istituto Morcelliano in un primo momento accolta e  successivamente rigettata.


Il Sindaco di Chiari Masimo Vizzardi
Nel frattempo  (mese di agosto 2014) il Sindaco Vizzardi ha revocato i precedenti amministratori di sua nomina e ne ha eletti 4 nuovi, invitando il Parroco a fare altrettanto. Purtroppo l’invito non è stato raccolto, a testimonianza che fra il Comune e la Parrocchia al momento esiste  un conflitto abbastanza difficile da comporre.
Dall’altra parte i membri del vecchio Consiglio (peraltro già sfiduciati dal Sindaco) si sono dimessi. Successivamente è stato ricostituito un nuovo Consiglio, eletto con evidenti forzature sulla base della nuova formulazione dello Statuto.
Mi pare chiaro che da parte dei componenti del vecchio Consiglio di Amministrazione della Bertinotti Formenti ci sia  la volontà di resistere a tutti i costi. E’ una volontà pervicace che non si comprende (o forse si comprende benissimo) e che sicuramente non giova né alla Fondazione né alla Città.
Cosa c’è dietro tutto questo? Perché il vecchio CdA ha proceduto alla modifica dello Statuto proprio durante il periodo elettorale? Qual era l’urgenza  di  tale scelta? Alcune risposte chiare su questi argomenti sarebbero necessarie.
La situazione è sicuramente ingarbugliata e passerà tempo prima che si normalizzi. Sarebbe utile che in questo periodo i soggetti interessati si astenessero dal prendere decisioni che impegnano patrimonialmente la fondazione. Nel caso in cui si dovessero assumere decisioni in carenza di rappresentanza, gli amministratori e il Presidente in particolare, ne risponderebbero personalmente e presumo anche penalmente.
Come ho detto all’inizio, il Sindaco Vizzardi ha tutto il diritto di scegliere i membri di sua fiducia e i vecchi rappresentanti (o nuovi che siano) dovrebbero sentire il dovere morale,  se non la decenza,  di dimettersi. 

sabato 15 novembre 2014

Darci un taglio

Ma che succede a Chiari, siamo diventati così ricchi e importanti da poterci permettere il doppio di ogni cosa? Per esempio due siti web comunali che funzionano male entrambi o due Consigli di Amministrazione di una Fondazione che non funzionano per niente? Cos’è siamo diventati eclettici e originali oppure il passato non vuole passare e trattiene con la sua “longa manus” il presente?

Forse è venuto il tempo di darci un taglio.


venerdì 14 novembre 2014

La cattiva comunicazione

L’altra sera, allo scopo di corredare un album fotografico con alcune notizie, sono entrato nel sito del Comune per cercare informazioni sull’accordo di gemellaggio fra Chiari e la città spagnola di Algemesì.  Nonostante fosse un avvenimento importante, trattato  ampiamente da giornali e siti web, in evidenza non risultava nulla.

La pagina del Sito web del Comune di Chiari

Alla voce “Gemellaggi del Comune” ho trovato tutto quello che c’è da sapere su Downpatrick,  ma riguardo Algemesì solo una notizia risalente al febbraio 2014. Un po’ poco direi. Alla pagina “Le manifestazioni culturali in città”, niente, il vuoto assoluto.

Mi chiedo:
- che senso ha avere un sito web se poi non viene aggiornato con le notizie più importanti che interessano la Città?
- è mai possibile che in 5 mesi non si siano trovati il tempo e il modo per aggiornare le pagine? Leggere che Presidente del Comitato Gemellaggi risulta essere ancora  Roberto Campodonico è inconcepibile e dimostra da parte dei responsabili disinteresse per non dire sciatteria.

Chiari - Sito web - Pagina "Gemellaggi del Comune"

- che significato ha mettere in questo sito una montagna di notizie che confondono le persone e sicuramente non le aiutano a trovare agevolmente quello che cercano?
Se si vuole veramente dialogare con i cittadini, la via maestra è quella di una comunicazione semplice, efficace e soprattutto trasparente. 

martedì 28 ottobre 2014

Il futuro è solo l'inizio

Il PD sta cambiando rapidamente e questo cambiamento lo stanno realizzando le nuove generazioni, i cosiddetti nativi, quelli mai iscritti al PCI o alla DC e loro successive denominazioni.

Ovunque vediamo affermarsi una nuova classe dirigente, giovane, preparata, con la mente sgombra da ideologie morte e sepolte, una classe dirigente che sogna di cambiare questo Paese fermo ormai da decenni. Dopo i lunghi anni della transizione, oggi molti giovani assumono responsabilità dirigenti in tutte le realtà amministrative e di partito. E’ un fenomeno che sotto la guida di Matteo Renzi sta assumendo un profilo di massa.

Congresso PD di Chiari
Questo cambiamento è avvenuto anche a Chiari. Marco Salogni, il nuovo Segretario del PD, ha appena 25 anni. E’ un giovane preparato, capace, aperto al dialogo, con notevoli doti organizzative, ambizioso e modesto al tempo stesso. Quello che mi piace più di lui è la sua capacità di guardare oltre il proprio steccato. Nel suo discorso di insediamento ha detto che non bisogna avere paura della gente. Sembra un luogo comune, ma non lo è per un partito la cui principale preoccupazione in questi anni è stata quella di  difendersi da contaminazioni esterne, da nemici invisibili che cercavano di attentare alla sua identità.

Marco  Salogni
Quanto possa cambiare il PD sotto la sua guida l’abbiamo visto questa estate subito dopo le elezioni. In quei giovedì di festa che hanno accompagnato la strana estate clarense il Circolo si è aperto alla città, quasi a voler affermare che la politica non è fatta solo di assemblee paludate e terribilmente noiose, di discussioni approfondite e spesso inutili,  ma anche di rapporti informali, di relazioni, di disponibilità al dialogo semplice. Un cambio di prospettiva radicale.

Semplicità. Altra parola che traggo dal discorso di Marco. La necessità cioè che la politica si faccia semplice che non vuol dire semplicistica, ma chiara, comprensibile, trasparente, efficace. Negli anni passati il buon politico era quello che faceva discorsi che pochi capivano, quello che sapeva dire cose a cui non credeva. Oggi il politico è stato messo giù dal suo piedistallo. Il cittadino vuole partecipare alla vita pubblica, vuole contare, vuole scegliere. Non c’è più l’io e il voi, ma il noi. Forse questa è la chiave per spiegare la vittoria di  Massimo Vizzardi, un progetto che è maturato fra la gente e con la gente.

Chiari - Assemblea durante la recente campagna elettorale
A quelli che mi hanno chiesto le ragioni per cui  non sono entrato nel nuovo Organismo dirigente del PD, rispondo che sono le stesse ragioni per cui ho chiesto con convinzione un cambio alla guida del partito e cioè la necessità di un rinnovamento radicale delle persone e dei metodi. Se c’è una cosa che non condivido pienamente nella nuova organizzazione del Circolo di Chiari è che all’interno del Coordinamento permangano ancora persone appartenenti a stagioni politiche passate. Sarebbe stato meglio che avessero sentito l’esigenza di fare un passo indietro. Tutti hanno diritto di fare politica, ma la cittadinanza attiva cioè l’impegno per la propria città e il proprio Paese non richiedono necessariamente di far parte di organismi direttivi. Si può fare politica anche rimanendo nelle retrovie con il compito di ascoltare, supportare, consigliare se richiesti.

Oggi il tempo è dei giovani, è la loro stagione.  Il futuro è nelle loro mani  e come diceva Bob Marley in una frase ripresa oggi dal PD “ Il futuro è solo l’inizio”.

domenica 26 ottobre 2014

Vento di cambiamento

Marco Salogni è il nuovo Segretario 
del Circolo di Chiari del PD.
Complimenti e auguri di buon lavoro.


lunedì 6 ottobre 2014

Una cocente vittoria

Ovvero come il PD riesce a farsi male anche quando vince

Il Partito Democratico, o meglio una parte di esso, è affetto da una strana sindrome, una sorta di “melanconia politica” che gli impedisce di gioire anche quando vince. Sarà l’abitudine alla sconfitta, il gusto all’autocritica, una propensione a rimanere sempre in posizione minoritaria, ma anche il 41% dei voti non basta a strappare un sorriso, far alzare un calice, sventolare una bandiera.
Visto l’entusiasmo con il quale è stato accolto da molti il risultato alla Europee e le bellissime affermazioni  in molti comuni d’Italia, Chiari compresa, sarebbe giusto parlare di “cocente vittoria”, una vittoria che alimenta un innato scontento, una vittoria che  brucia.


Colpa di quel Renzi che si è andato a prendere i voti dell’elettorato di destra. Orrore! Colpa della strana coalizione che ha appoggiato la candidatura a sindaco di Massimo Vizzardi e che ha strappato il governo della città alla destra dopo dieci anni di purgatorio. Doppio orrore!
Non sarebbe stato meglio evitare pericolose contaminazioni e rimanere nel nostro tranquillo recinto identitario che tanto ci piace e ci assicura quel 25% (a Chiari un po’ meno) che non dà fastidio a nessuno? Che gusto c’è a smuovere le acque, a prendersi la briga di governare il Paese in piena crisi, o Chiari dopo che Mazzatorta ha venduto oltre alla mercanzia anche il carretto?
E poi perché parlare sempre di rinnovamento? Cos’è questo giovanilismo tanto di moda? Forse che le persone di una certa età non hanno diritto di fare politica, non hanno la giusta esperienza, la giusta preparazione per reggere le sorti del nostro Paese e delle nostre belle città? 


I giovani si sa, sono scapestrati, portano avanti idee nuove che spesso si rivelano molto pericolose. I giovani ci cambiano le carte in tavola con una rapidità che spesso ci confonde, mentre noi amiamo una politica pacata, dai tempi giusti. Una politica dove i problemi vengono a maturazione all’interno di convegni ben preparati, nell’ambito di fondazioni ben remunerate, in assemblee poco partecipate.
La politica non è cosa per neofiti, la devono praticare solo coloro che appaiono credibili dicendo cose a cui non credono.

lunedì 29 settembre 2014

Chiacchiere da bar?

Il processo a Enio Moretti

Nonostante il Segretario della Lega di Chiari rimproveri al settimanale “Chiari week” di dedicare due intere pagine di giornale al processo Moretti, derubricando un ottimo lavoro giornalistico a “chiacchiere da bar”, emerge da questa cronaca ciò che da tempo stiamo scrivendo su  questo Blog e cioè che a Chiari, come del resto in molte parti d’Italia, si è affermato un sistema affaristico, spesso sconfinante nel malaffare, che ha trovato sponda e appoggio nel sistema politico e istituzionale.
A Chiari, per averlo visto operare sul campo, sappiamo per certo che questo sistema si è sviluppato grazie a una politica che ha considerato come  interlocutori privilegiati proprio quei ceti speculativi che in questi anni hanno depredato il territorio.
Anzi, quei ceti affaristici hanno in parte occupato le istituzioni, determinandone le scelte in materia urbanistica e dei lavori pubblici.

Enio Moretti
Il processo a Enio Moretti quindi, al di là delle implicazioni riguardanti un personaggio politico di primo piano, già Consigliere Regionale e Segretario politico della Lega Nord a Chiari, svela in modo inequivocabile l’intreccio verminoso fra affari e politica.
Per rendersi conto di ciò, basta dare uno sguardo ai grandi progetti della Giunta Mazzatorta, buona parte dei quali sono stati messi fuori causa da una crisi impietosa. A partire da un PGT (Piano di Governo del Territorio) che a molti era apparso del tutto sovradimensionato.  La voglia di assecondare le mire speculative di ceti imprenditoriali a loro vicini,  ha però fatto smarrire il lume della ragione ai nostri pubblici amministratori. La crisi ha fermato sul nascere la Chiari da 30mila abitanti e ancora oggi ci troviamo sul territorio  un numero imprecisato di abitazioni e opifici vuoti.
Ogni iniziativa ha avuto come stella polare gli affari. E’ stato così per i Poli scolastici che nelle idee dovevano essere barattati con la costruzione di numerosi condomini a ridosso del Centro storico;  è stato così per il progetto Fin Beton che avrebbe visto la nascita di un quartiere residenziale in zona Cava di via Roccafranca, con annessi Centro Commerciale, ristorante e palestra; è stato così per il Polo della Cultura che di cultura aveva ben poco, essendo esclusivamente un insediamento di natura commerciale; è stato così con il Polo Logistico e il Polo del Produrre mai nato.
Chiari - Area del Polo del Produrre

Quando i progetti sono stati realizzati, si è dato fondo alle casse del Comune. E così abbiamo speso montagne di milioni per le ormai famose rotonde “in prezioso materiale lapideo” e vagonate di soldi per il restauro dell’ex Comune di piazza Zanardelli.
Nel momento in cui i soldi sono finiti e si è venduto l’ultimo fazzoletto di terra di proprietà comunale, allora si sono messe le mani sulle Fondazioni dai “patrimoni sterminati”. Più che perseguire finalità di solidarietà sociale a favore dei ceti più disagiati, le Fondazioni sono diventate in questi anni pure e semplici società immobiliari, dove molti hanno fatto affari con i soldi altrui.
Questo è lo scenario in cui si apre il  processo a Enio Moretti,  quadro che vede emergere imprenditori che hanno accompagnato il sogno visionario di Sandro Mazzatorta e che si colora tragicamente di tinte cupe per la presenza in secondo piano di personaggi ritenuti vicini ad ambienti mafiosi calabresi.

Enio Moretti

Il processo è appena partito e nessuno è colpevole sino a sentenza definitiva. Questo tuttavia non ci  esime dal considerare come politicamente rilevante la questione e non ci fa dire che trattasi solo di “chiacchiere da bar”.

sabato 20 settembre 2014

Un colpo in testa

Ma è mai possibile, cavolo? Io esco tutti i santi giorni più volte al giorno.  Giro per il paese, fuori e dentro il centro abitato, a piedi e in bicicletta, da solo e con mia moglie, vado  al bar, vado in piazza, vado al mercato, insomma faccio tutte quelle cose che moltissimi clarensi fanno giornalmente. Mai  però che mi sia capitato di incontrare un extracomunitario che mi guarda storto, che mi affronta con sguardo di sfida, che mi sfida con sguardo strafottente. Mai che mi sia sentito osservato, studiato, indagato da occhi stranieri. Mai che mi sia imbattuto in qualche farabutto dalla parlata strana, in qualcuno che mi abbia fatto temere per la mia incolumità o per l’incolumità dei miei cari.



E’ mai possibile che gli extracomunitari di questa terra guardino storto solo i leghisti, che solo a loro riservino certi privilegi? Penso non sia giusto, cribbio! Anch’io ho diritto a un po’ di sguardi strafottenti, un po’ di sana paura del diverso, anch’io ho diritto di incontrare un po’ di gentaglia che mi faccia dire “andate tutti fuori dai coglioni”, insomma qualcuno che mi faccia pensare “io a questo qui un colpo in testa glielo darei veramente”.

sabato 13 settembre 2014

Vandali

Nell'immaginario mitologico di certi movimenti entrano come un minestrone numerose tradizioni che si rifanno agli antichi popoli 
dei Celti e dei Longobardi.
Dopo gli ultimi fatti accaduti a Chiari proporrei di aggiungere anche le tradizioni di un altro popolo: 
quello dei





lunedì 8 settembre 2014

Ebay

Mentre a Chiari la questione sicurezza è tornata di scottante attualità, alcuni rappresentanti della Lega hanno pensato bene di riesumare, è il caso di dirlo, la famose Ronde Padane che al tempo della Giunta Mazzatorta, come ognuno sa, hanno stroncato con la loro puntuale vigilanza la microcriminalità presente nella nostra città (leggi qui). Peccato che un’interpretazione capziosa della normativa in materia (Decreto Maroni 8.8.2009 e Legge 94/2009) abbia costretto questa Associazione a ripiegare su meglio remunerati servizi mortuari. Ma non è di questo che vogliamo parlare.
Chiari - Cerimonia di consegna alla città dell'Airpol
Parliamo invece del favoloso aereo in divisa,  il celebre FK 9 Ela,  l'aereo voluto fortissimamente dalla Lega di Maroni e Mazzatorta.  Ci è costato la bella cifra di 360mila euro, ma non siamo sicuri che sia servito a qualcosa a parte fare qualche sceneggiata in piazza e qualche comparsata in mostre di prodotti aeronautici (leggi qui).
L'ex Sindaco Sandro Mazzatorta
fra il Prefetto e Monica Rizzi
Sarebbe utile avere una relazione dettagliata sul lavoro svolto da questo mezzo. Sappiamo che è costato 110mila euro, che la formazione dei 6 agenti di Chiari è costata 47 mila euro, 74mila euro per l’implementazione del sistema informativo territoriale (SIT), 129mila euro per il mantenimento in servizio del velivolo. Quello però che conosciamo poco è il lavoro svolto nel dettaglio: quante ore di volo, quali gli interventi, quali gli obiettivi, quali i risultati ecc.
Avere queste informazioni è determinante per stabilire se questo mezzo  è utile o meno. Se è servito per un miglior controllo del territorio e una maggior sicurezza dei cittadini bene, altrimenti meglio disfarsene vendendolo su “ebay” e buona notte.