giovedì 12 maggio 2016

Unioni Civili e i labirinti delle nostre paure

La strada per affermare i diritti è sempre in salita. Una strada dura da affrontare perché quando si inizia il cammino si è sempre soli o in sparuta compagnia. Ma non è tanto questo. Le maggiori difficoltà vengono dai pregiudizi radicati nella mente  delle persone, talmente radicati che tutto quello che è fuori dalla cosiddetta “norma” è visto come un male inammissibile.  
Chi lotta per affermare i diritti è additato dalla folla dei benpensanti come un sobillatore, un provocatore, un sedizioso. L’ordine costituito ha le sue norme, chi vuole affermare diritti deve forzare lo status quo, magari con atteggiamenti e azioni provocatori. Nel corso della storia sono cose che si sono ripetute nei secoli. 
Ieri il nostro Paese, votando la legge sulle Unioni Civili, ha fatto un enorme passo  in avanti. Il percorso della legge non è stato né breve né facile. Si provava a ogni legislatura, ma ci si scontrava sempre in resistenze e opportunismi. 
Eppure questo strano Paese, con uno strano Parlamento, con un ancor più strano Governo, qualcosa di positivo lo sta facendo. Probabilmente quando saremo lontani dalle polemiche contingenti ci accorgeremo dei grandi passi in avanti fatti in molti ambiti.
Oggi non resta che gioire e fare festa.
Prima parlavo di pregiudizi. Nessuno ne è immune, perché tante sono le barriere e i labirinti creati dalla nostra educazione. Voglio riportare un’esperienza personale.
Ieri, dopo il voto del Parlamento, un amico ha postato su Facebook un video di Hozier “Take me to church”. È un bellissimo video in bianco e nero che accompagna una bellissima canzone.
Clicca qui per avviare il video
Il video tratta del tema dell’omofobia. È un atto di denuncia verso le discriminazioni omofobe, raccontando la storia d'amore di due ragazzi omosessuali che viene ostracizzata violentemente da un gruppo estremista.
In una sequenza questi due ragazzi si baciano. Non vi nascondo che in una reazione spontanea ho avuto un momento di fastidio. Poi, superato il primo turbamento, ho cominciato a ragionare, cercando di venire a capo di questa mia reazione. Ho guardato dentro di me e ho visto gli insegnamenti, i precetti, le regole che hanno governato la mia educazione. Ho rivisto le scene di scherno nei confronti di persone omosessuali, ho risentito le parole omofone pronunciate, ho rivisto l’umiliazione e la segregazione di persone altrimenti squisite sotto ogni aspetto. 
La ragione. Guai se a governarci è il pregiudizio, guai se a dirigere le nostre azioni è il preconcetto! 
Veniamo da secoli di educazione in cui il sesso è l’abisso della vergogna invece di essere il sommo della vera umanità. Non solo. L’orientamento sessuale è un discrimine fra ciò che è normale e ciò che rappresenta un disordine morale, un abominio.
La canzone di Hozier parla di affermare se stessi e di rivendicare la propria umanità attraverso un atto d’amore.
Ecco, il nostro Parlamento ha compiuto un atto di amore. Ha restituito dignità a tante persone senza diritti. Da ieri siamo tutti un po’ più responsabili.

martedì 3 maggio 2016

Ausiliari e parcheggi

Usare l’ironia è una cosa che fa bene allo spirito. Quindi ben venga che la Lega usi tale registro per commentare quanto avviene nella nostra città, anche se per certi argomenti io sarei un po’ più cauto. 
Stamattina un cittadino si è lamentato perché gli ausiliari del traffico a Chiari fanno il loro mestiere che è quello di sanzionare chi non rispetta divieti di sosta, pratica sosta selvaggia, non mette il disco orario all’ora che dovrebbe ecc.. 
Può darsi che ci sia un eccesso di zelo. Per quanto vedo in giro, mi sembra ci sia una carenza di controlli e molta gente lascia la macchina in posti dove non dovrebbe. 
Faccio un esempio. Ogni mattina, in via Mons. Angelo Zanetti ci sono schiere di macchine e furgoni parcheggiati sul marciapiede di fronte a un noto bar. 

Autovetture parcheggiate sul marciapiede

Da quello che mi è stato riferito, la cosa è stata più volte denunciata ai Vigili e in Comune, ma senza ottenere risultati. Ora io immagino una mamma con la carrozzina o un disabile. Per passare da lì sono costretti ad andare in mezzo alla strada perché delle persone “distratte” si dimenticano di fare dieci metri di strada per mettere la macchina negli appositi parcheggi sempre desolatamente vuoti, come si può vedere dalla cartina allegata.


Che questa lamentela venga fatta da un cittadino la si potrebbe ancora capire, che ad essa si accodi il Segretario della Lega mi fa solo sorridere.
Forse al caro Cugini occorrerebbe rinfrescare la memoria. 
In virtù della convenzione stipulata a suo tempo con Eleca SpA, il Comune aveva concesso a quella società la possibilità di gestire i parcheggi a Chiari per 30 anni. Non solo i 700 stalli che dovevano essere creati sotto il fantomatico Polo della Cultura, ma anche i parcheggi sparsi in giro per la città. Valore stimato 6 milioni di euro. E dire che l’ex Sindaco nel 2004 era contrario ai parcheggi a pagamento.
Quanto agli ausiliari del traffico, l’Amministrazione Mazzatorta ne aveva assunti due, ma solo per controllare i parcheggi a pagamento gestiti da Eleca. Costo complessivo circa 900mila euro, tutti sul groppone del Pantalone clarense.
Meno male che il Polo della Cultura è morto e seppellito, altrimenti avrebbe costituito per la nostra città un vero e proprio cappio al collo. Peccato però che il suo funerale ci sia costato un sacco di soldi che non recupereremo mai.



Salvinate

Le “salvinate” della Lega non finiscono mai. 
A Chiari, per esempio, stanno facendo una piazzata per le telecamere che l’Amministrazione Comunale ha intenzione di comprare con parte dei 100mila euro stanziati per il problema sicurezza.


Tenendo conto delle ristrettezze economiche dei Comuni, è una somma importante. Invece di essere contenti, i leghisti sollevano polveroni. “Avete fatto richiesta alla Regione e non avete ottenuto neppure un euro. Siete dei dilettanti allo sbaraglio!”.  Vero. Quando c’erano i professionisti i soldi invece arrivavano a vagonate, salvo poi sprecarli in modo indecoroso. 
In passato la Regione ha coperto d’oro la Giunta Mazzatorta. Loro dicono “Perché eravamo bravi”. No, appartenevate semplicemente alla stessa consorteria.
Foste stati bravi non avreste sprecato - voi e il Governatore Maroni - ben 360 mila euro in un velivolo che non è servito a niente, se non a fare mostra di sé presso qualche fiera del settore aeronautico, a tutto beneficio della ditta che ce lo ha rifilato e zero benefici per la Città di Chiari.


Foste stati bravi non avreste impiegato 50mila euro, più tutto il resto, in un distaccamento di Polizia che è rimasto desolatamente chiuso, salvo poi quando la polemica è divampata darlo in affido alle fantastiche Ronde Padane con il risultato che tutti conosciamo.
A proposito di  Ronde, quanto ci sono costate e che benefici hanno portato alla Città? A parte qualche passeggiata in centro storico la domenica mattina io non ricordo azioni degne di nota.


Vogliamo anche mettere i soldi per lo smantellamento del campo nomadi e quelli regalati alle famiglie per andarsene da Chiari, con il risultato che ce le siamo trovate in giro per la campagna di Chiari?
Dopo tutti questi clamorosi successi, i rappresentanti della Lega e loro alleati vorrebbero che con una bacchetta magica si risolvessero problemi che governando loro non hanno neppure scalfito.
Ritornando alle telecamere, mi ricordo di quando vicino al Cimitero si era aperta una vera e propria discarica a cielo aperto. Vi depositavano rifiuti incivili cittadini di Chiari, ma anche cittadini di altri paesi che venivano a portare la  “monnezza” mancava poco con i rimorchi.
Vista la gravità della situazione, i nostri amministratori pensarono che il problema potesse essere risolto con l’installazione di telecamere
Partì subito una campagna mediatica alimentata manco a dirlo dai soliti megafoni e si sprecarono paginoni di giornale per inneggiare alla lungimiranza del Sindaco e della sua Giunta.

Chiari - Discarica Cimitero - anno 2012

Passò un mese, ne passarono due e poi tre, ma di telecamere, anzi dei “multavelox dell’immondizia” neppure l’ombra. 
La cosa andò avanti per oltre un anno, sino a che in prossimità delle elezioni si decise di tagliare la testa al toro eliminando una volta per tutte i cassonetti.
Oggi gli stessi pretenderebbero l’installazione immediata di decine di telecamere sparse per tutto il paese, frazioni comprese.
Quando si dice avere la faccia come il bronzo!

domenica 1 maggio 2016

25 aprile e le bandiere di partito

Non più di qualche giorno fa, il Segretario della Lega di Chiari ebbe a scrivere sui social media un pezzo dedicato alla ricorrenza del 25 Aprile e al PD che “non perde occasione di sfilare con le bandiere di partito”. Siccome il post sembrava parecchio intelligente, il nostro Solone ha pensato che valesse la pena di farlo pubblicare su un noto settimanale che da qualche tempo è diventato il secondo megafono della Lega. Forse le cose sono andate così o forse la redazione di quel giornale ha pensato bene di non farsi sfuggire l’occasione di pubblicare uno scritto politico degno della massima attenzione.
Articolo apparso il 29/4/2016 su ChiariWeek

Poiché Cugini insiste, mi corre l’obbligo di ritornare sull’argomento e di analizzare il breve articolo che a mio parere sembra un concentrato di idiozie una più grossa dell’altra. Riporto quanto scrive Cugini, errori compresi:

Appare curioso festeggiare la fine di una dittatura sventolando le bandiere di un governo mai eletto asservito alle decisioni di un’Unione Europea a guida tedesca”.

Basterebbe questa frase per chiedere ai rappresentanti della Lega: “Ma in quali scuole di partito istruite i vostri dirigenti?”. Deve trattarsi di una scuola padana, dove i governi hanno le loro bandiere e dove queste bandiere sono quelle del partito unico al potere. 
Governo mai eletto? Forse al giovane segretario leghista bisognerebbe regalare la Costituzione Italiana.
ART. 92.
Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri.
ART. 93.
Il Presidente del Consiglio dei ministri e i ministri, prima di assumere le funzioni, prestano giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica.
ART. 94.
Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere.
Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia.
Nella Repubblica Italiana il Governo non viene eletto direttamente dal popolo. Forse in quella padana, in quella italiana no.
Novembre 2011 Summit europeo (clicca)

Quanto al governo asservito ecc. ecc.  bisognerebbe ricordare a Cugini il periodo in cui avendo la Merkel imposto al Governo italiano di fare i “compiti a casa”, Berlusconi se ne tornò da Bossi con la coda in mezzo alle gambe e un bel fascicolo di riforme da fare.

"Festeggiare con una bandiera di partito, inoltre, è un sistema ridicolo utilizzato a Chiari dalla compagine di Libretti e Vizzardi per far propri i valori di libertà e democrazia, valori che dovrebbero essere di tutti nello spirito della Liberazione”.

Giuro che non mi era mai capitato di leggere parole così accorate sulla libertà, la democrazia e lo spirito della Liberazione scritte da un segretario leghista. Mi ricordo però di quando in un ribollente comizio l’ex segretario Bossi gridò che con la bandiera italiana ci si sarebbe pulito il c**o. 
Umberto Bossi

Forse oggi hanno cominciato a pulirselo con la carta igienica e magari domani potranno far propri i valori e lo spirito della Resistenza, partecipando con i loro vessilli e le loro bandiere alla Festa della Liberazione. Ho qualche dubbio e il motivo è dato da quello che scrive ancora Cugini: 

Come ogni anno, noi leghisti il 25 Aprile ricordiamo anche San Marco, protettore della Serenissima Repubblica di Venezia che nei suoi anni di storia ha saputo unire un popolo sotto un’unica bandiera”.

Quindi la Lega non si riconosce nei valori di libertà e democrazia propri della Resistenza, ma fa propri i valori della Serenissima Repubblica di Venezia che considerava i  clarensi come i bresciani semplici sudditi.  Grazie a Dio sono passati secoli e se oggi possiamo parlare da liberi cittadini e non da sudditi, lo dobbiamo a tutti quelli che durante la lotta di Liberazione dalla dittatura nazi-fascista sono morti per affermare quei principi, ribaditi qualche anno dopo nella nostra Costituzione.
Se ne faccia una ragione Cugini e la smetta di alimentare inutili polemiche!  Se vuole evitare che il PD sia l'unico partito a partecipare con la propria bandiera alla festa del 25 Aprile, dal prossimo anno ci porti anche la sua. Nessuno griderà allo scandalo e saremo tutti contenti che la Lega faccia finalmente propri i valori di libertà e democrazia, che sono di tutti nello spirito della Liberazione.

venerdì 29 aprile 2016

Il popolo delle scimmie

Nel fantastico mondo della giungla mediatica esiste una tribù che potremmo chiamare, prendendo a riferimento Kipling e di conseguenza Gramsci, “Il popolo delle scimmie”.
Hanno un tale concetto di sé che si definiscono grandi, libere, straordinarie. “Noi siamo il popolo più straordinario di tutta la giungla, - dicono - Lo diciamo tutte e per ciò deve essere vero”.
Invece sono “Pettegole, stupide e vanitose” come direbbe Kaa delle scimmie. Non basta infatti essere chiacchieroni per essere grandi, né dire stupidaggini per essere liberi, né offendere le persone per essere straordinari.

Dal film "Il libro della giungla" della Disney

Guardate cosa succede a Chiari dove da tempo è stanziale una di queste tribù. Alimentano le polemiche più assurde per i motivi più futili, sollevando polveroni in cui si fa fatica a distinguere la realtà dalla fantasia. 
Due esempi.
La prima polemica è stata sollevata in occasione della festa del 25 Aprile a cui il PD ha partecipato con la propria bandiera.
La polemica è divampata veloce sulla base del principio che la Festa della Liberazione, essendo la festa del popolo italiano, non possa essere monopolizzata da un solo partito.
Si potrebbe obiettare che nessuno impedisce ad altri di partecipare alla festa con i propri simboli e le proprie bandiere.

Chiari - 25 aprile 2016

La bandiera è simbolo sì di appartenenza, ma è anche simbolo di gioia, di festa, di partecipazione. L’importante è che la bandiera di un partito, bandiera quindi di parte, si inchini davanti alla bandiera italiana che appartiene a tutti. E infatti in queste manifestazioni le bandiere di partito sfilano in fondo, dopo la bandiera italiana, dopo il gonfalone comunale, dopo i gagliardetti delle associazioni d’arma. Lo fanno per un senso di rispetto, non perché non abbiano titolo a partecipare liberamente.
La Resistenza, da cui è nata la Festa della Liberazione, è stata portata avanti da tutti quei partiti e movimenti che poi hanno costituito i CLN, primi nuclei della riorganizzazione statuale del Paese. Certo, è stata una lotta di popolo, ma senza la guida di quei partiti non ci sarebbe stata Resistenza. Essa, pur riconoscendo che l’Italia è stata liberata dalle Forze Alleate, ha avuto il merito di restituire un po’ di dignità a un Paese in gran parte compromesso con una dittatura sanguinaria. Quindi dire che la bandiera del PD non ha diritto di presenza a una manifestazione del 25 Aprile è una vera e propria scemenza, degna di scimmie pettegole, stupide e vanitose.

Seconda polemica. Un muro di protezione costruito davanti alla Scuola Materna Mazzotti-Bergomi, per proteggere i bambini che si recano a scuola e per evitare il parcheggio selvaggio. 

Chiari - Scuola materna Mazzotti-Bergomi
Per il Consigliere Comunale Zotti, sempre pronto ad alimentare polemiche sterili, quel muro fatto di mattoni “imbarazzanti” (?) è una “boiata pazzesca”. Volete mettere l’alto decoro e l’utilità di quel “muro del pianto” costruito quando Zotti era Assessore presso l’area dell’ex Cinema Comunale? È stato fatto così bene che a pochi anni dalla sua costruzione se lo sta già mangiando la ruggine. Lo venderemo come ferrovecchio, esattamente come il Consigliere Zotti e tutta la sua tribù.

mercoledì 20 aprile 2016

L'aspra battaglia del referendum


L’aspra battaglia del Referendum si è conclusa lasciando sul terreno vincitori e vinti.
Non considerando per il momento le reazioni prevedibili dei vincitori, fa un certo effetto leggere le reazioni di chi si è speso fino alla fine per il SÌ. 
Non potendo disconoscere di aver subito una sconfitta, cercano in tutti i modi di stornare da loro ogni responsabilità. Se rovescio c’è stato la colpa non è la loro, ma di altri: il Presidente del Consiglio, il Presidente emerito della Repubblica Napolitano, la Rai ecc..
Naturalmente particolare attenzione viene riservata agli elettori, considerati: “un popolo bue”, “una mandria di pecore”, “la folla che sceglie sempre Barabba”, “una massa di ignavi” ecc. ecc. ecc..
Rielaborazione da Altan

Difficile trovare un’analisi decente su quanto avvenuto. Eppure sembrava che dall’esito di questo referendum dipendessero la politica energetica dell’Italia, il futuro delle fonti rinnovabili, la salvaguardia dell’ambiente, la tutela del nostro mare, per non parlare naturalmente delle sorti del Governo e di Renzi. 
Gli ultimi due mesi sono stati segnati dalle polemiche più assurde e dagli slogan più fantasiosi. Da “Trivella tua sorella” a “L’Italia non si trivella”, da “Il nostro mare non si tocca” a “Trivelliamoli con un SÌ”. 
Qualcuno si è scoperto difensore della Costituzione e dei valori della Resistenza, dimenticandosi  che in passato con la Costituzione, come con la nostra bandiera,  volevano pulirsi il c**o.
Si è parlato di governo dei petrolieri o di governo che fa regali ai petrolieri, arrivando  perfino ad affermare che mentre l’Italia incassava il 10% di royalties, la Norvegia ne incassava il 78%. 
Oggi il chiasso propagandistico si è spento e a parte qualche residua reazione biliosa, nell’ambiente dei social media è calato un silenzio imbarazzante.
Sono spariti i leghisti che abbaiavano a Renzi “Se perdi vai a casa”, sono spariti i 5 Stelle che più di altri si sono spesi su questo referendum, sono spariti i Presidenti di Regione che l’avevano promosso. Unica eccezione Michele Emiliano che ha avuto la bella pensata di affermare a urne ancora calde “Sì ma noi avevamo già vinto 5 a zero”. 
La sinistra radicale, sempre alla ricerca di avventure tafazziane, parla di “Una bella battaglia”, mentre Il Fatto Quotidiano, divenuto a tutti gli effetti organo del M5S, se la prende un po’ con tutti - Renzi, Governo, Napolitano, stampa, televisione. 
A nessuno, dico a nessuno, passa per l’anticamera del cervello di pensare che  magari questo era un referendum sbagliato e che se hanno perso, la maggiore responsabilità è la loro.
Basta guardare questa rilevazione Demos: 


I partiti e i movimenti che più hanno spinto questo referendum sono riusciti a portare alle urne neppure il 50% del loro elettorato. I dati della Lega sono addirittura imbarazzanti essendo la partecipazione dei loro elettori pari a quella del PD. Se Salvini fosse una persona seria e le sue parole avessero qualche valore, "a casa" ci dovrebbe andare lui.


David (elaborazione di Enzo Maragucci)


A Chiari la campagna elettorale non si è mai accesa. Le plance dei manifesti elettorali sono rimaste tristemente vuote e lo scontro polemico si è concentrato solo sui  social media . 
A me è capitato di partecipare a una discussione su un noto sito locale, dalla quale ho rimediato una caterva di insulti solo per aver risposto a un commentatore che affermava che “Chi non vota, vota per il golpista Renzi”. Questa è una di quelle brutte cose che questi tempi bui ci riservano, l’incapacità cioè di sostenere un dibattito civile senza scadere negli insulti e offese personali. È un comportamento tipico dell’elettorato grillino e di certo elettorato leghista eccitato dal linguaggio da trivio usato spesso da Salvini. Forse è venuta l’ora di darsi una calmata.

sabato 16 aprile 2016

Strafottenza

Stamattina, al ritorno dalla mia passeggiata giornaliera, mi sono imbattuto in questo cartello.


C’è scritto: “Gli alunni della primaria hanno pulito questo spazio. Non sporcate!”. Sono le aiuole di via della Battaglia  dove persone molto "civili" abbandonano la qualunque.
Poco più avanti, in viale Mellini e in viale Bonatelli, mi sono imbattuto in questo:



Volete dire che le persone non hanno fatto caso che a non più di 5 metri di distanza c’era un cestino porta rifiuti? Erano le 7,30 della mattina e l’incaricato di Chiari Servizi era da poco passato a pulire. 
Qui non si tratta solo di inciviltà, si tratta di disinteresse, menefreghismo, incuria,  insomma vera e propria strafottenza. 

venerdì 18 marzo 2016

Istituto Morcelliano - Fedele nei secoli

Fatemi capire, hanno trafficato tanto per inserire nello Statuto della Fondazione Istituto Morcelliano “l’esclusivo perseguimento di finalità di solidarietà sociale…promuovendo iniziative nel settore della formazione e istruzione dei minori e dei giovani”, al solo scopo di permettere a Mazzatorta di avere 5 milioni di euro per fare le scuole e ora ci vengono a dire che nella sede di viale Bonatelli andrebbe bene la Caserma dei Carabinieri?

La sede storica della Fondazione Istituto Morcelliano

Cosa faremo, una nuova modifica dello Statuto? Diremo che ci siamo sbagliati e che guardando bene le carte si evince chiaramente che l’assillo del grande prelato lungo tutto il corso della sua vita è stato quello di risolvere la questione della sicurezza dei giovani?
Diremo tutto questo senza correre il rischio di sentire una risata talmente fragorosa da seppellire sotto le macerie dell’antico istituto il povero geometra Mometti che senza il suo mentore non sa più a che santo votarsi per far quadrare il bilancio?
E che dire di quella perla dove si dice che il Morcelliano non si sente “moralmente” più in dovere di legare i propri standard qualitativi (leggi 2 milioni di euro da versare a richiesta all’Amministrazione Comunale per le scuole), avendo il Comune preso un’altra strada? 
“Moralmente”? Che senso ha questa parola nei rapporti economici fra due contraenti, quando a fronte di quell’impegno è stata firmata una convenzione e sottoscritta una fideiussione? In quale mondo vive il geometra Mometti, chi è il suo suggeritore?

La minoranza belante, sempre pronta a combattere battaglie di retroguardia, ha sposato con malcelato entusiasmo la proposta, senza neppure chiedersi se essa sia proponibile, fattibile, attuabile. Basta semplicemente dire che è una proposta che arriva dalla loro parte, che riguarda un cavallo di battaglia della Giunta Mazzatorta (mai realizzato però),  che è qualcosa che permette di dire, se rifiutata, che questa Amministrazione non ha alcuna intenzione di realizzare la Caserma. E questi sono gli amministratori del domani. Dio ci salvi!

Penso però che il Sindaco e la sua Giunta non possano stare in silenzio o tergiversare di fronte a queste provocazioni. Penso che una risposta decisa e puntuale al geometra Mometti e alla minoranza la debbano dare.  I patti li hanno voluti e firmati loro. Li rispettino!

giovedì 17 marzo 2016

E ti vengo a cercare

C’è una bella canzone di Franco Battiato che recita così:

E ti vengo a cercare
con la scusa di doverti parlare
perché mi piace ciò che pensi e che dici”.

Mi è venuta in mente a proposito della breve intervista rilasciata a Massimiliano Magli dall’ex Senatore ed ex Sindaco di Chiari, Avv. Sandro Mazzatorta. Una breve intervista, dicevo, rilasciata a un caro amico e confinata in dodicesima pagina fra un riquadro pubblicitario e l’altro de "Il Giornale di Chiari". 
L'ex Senatore e Sindaco di Chiari, Sandro Mazzatorta
Il giornalista Massimiliano Magli

Non inganni il poco risalto dato all’evento. Essa vale più di tutto il giornale. È come un distillato di veleno rivolto non più contro gli avversari di un tempo, ma contro gli amici di ieri, divenuti per le mutevoli traversie politiche, i feroci nemici di oggi.
Quello che non sopporta il professorino venuto da Verbania e assurto rapidissimamente agli alti scranni del Senato della Repubblica purtroppo non Padana, è di essere stato fatto fuori dalla corrente avversa dei Maroni e dei Salvini. Lui, sempre fedele al capo, al mai dimenticato Umberto Bossi che con un braccio e mezza voce vale dieci volte Salvini e Maroni messi insieme.
L’aneddoto che raccoglie Magli è di quelli che passano nei libri di storia, quando verrà il tempo di scrivere la Storia di questi anni bui.
Fabio Rizzi, Consigliere Regionale e braccio destro del Governatore, lui le amicizie le ha saputo scegliere bene. Quando era in Senato assieme al nostro Mazzatorta si fece prendere la mano dalla smania di scrivere un libro. Tutti i politici devono lasciare traccia del loro passaggio su questa terra e Fabio Rizzi non è stato da meno. 

L'ex Consigliere Regionale della Lega Nord Fabio Rizzi

L’argomento trattato non era granché originale. Tuttavia parlare di onestà in un Paese dove l’onestà bisogna cercarla con il lanternino, è un po’ una presa per i fondelli. Il titolo del tomo era quanto mai definitivo: “Game Over - Il default della politica”. 
Ora, questo libro sarebbe andato a finire nelle librerie degli amici (Mazzatorta ne ha ricevuto copia con tanto di dedica: “A Sandro con profonda stima! Mai mulà! Fabio”), o nella Biblioteca del Senato e nessuno ne avrebbe più parlato. Solo che Rizzi ha avuto la bella idea di farsi pizzicare con le mani nella marmellata e allora tanti saluti alle belle frasi di Kant sull’onestà e alla ramazze verdi usate per dire che bisognava rifondare il partito dopo gli scandali di Belsito, la laurea albanese del Trota e gli investimenti in Tanzania con tanto di diamanti. Rizzi fu uno di quelli che fece andare di più la ramazza, per cui oggi all’ex Senatore e Sindaco di Chiari, restio per natura a esprimere giudizi fino al terzo grado, tutto questo suona davvero surreale.

Renzo Bossi

E anche a me suona surreale e direi anche un tantino rivoltante. Non meno però della velenosa vendetta consumata da Mazzatorta tramite il suo giornalista di riferimento, sempre pronto alla marchetta quando il capo chiama.
Fra i due c’è un’affinità quasi elettiva e una totale condivisione politica. L’intervista si chiude con le parole profetiche di Mazzatorta che potrebbero tranquillamente essere pronunciate a voce alta anche dal nostro Magli: “Se non viene azzerata ed estirpata questa classe politica sarà impossibile pensare a un cambio di rotta”.
O bella! Sono le stesse parole che molti di noi hanno pensato quando governava l’allegro Berlusconi con il ruvido Bossi. Sappiamo tutti come è andata a finire e ne stiamo ancora pagando le conseguenze.
Purtroppo la malapianta non muore mai e sono ancora tutti lì pronti a riciclarsi.

sabato 12 marzo 2016

Rotta inevitabile

Quello che molti nel PD non riescono a capire è che questo partito non può essere la somma del PCI  con una parte della vecchia DC o viceversa. Il PD nelle intenzioni di chi lo ha ideato doveva essere altra cosa. Doveva essere un partito nuovo che uscisse dai recinti identitari dei due vecchi partiti per aprirsi alla società, cioè a quei ceti produttivi cresciuti nell'era di internet, a quell’elettorato di opinione che chiedeva di innovare modi e contenuti della politica. 


Per fare questo era necessario  l'avvento di una nuova classe dirigente, la vecchia era dichiaratamente incapace di comprendere i mutamenti che stavano avvenendo nella società ancorata com’era a vecchi schemi novecenteschi.
Matteo Renzi, dopo le deludenti stagioni di Veltroni, Franceschini, Bersani ed Epifani, ha incarnato questa esigenza. Ha portato all’interno del PD una ventata di novità, rompendo schemi e liturgie che avevano fatto il loro tempo. Una rivoluzione che solo un leader giovane poteva fare e non per nulla la sua prima parola d’ordine è stata “rottamare”. Rottamare, ovverosia liquidare una classe dirigente vecchia e perdente, ma anche una politica vetusta.


Naturalmente tutto questo è stato mal digerito e le rivolte dei vari D’Alema, Bersani, Bassolino, sono gli ultimi sussulti di una classe politica che non riesce a capire che il momento di farsi da parte era ieri. Insistere in una cocciuta  difesa delle  retrovie serve solo a rendere la rotta ancora più dolorosa.