giovedì 5 marzo 2009

8 marzo


Invece di passare il tempo a rilasciare in televisione dichiarazioni inutili, che servono solo a dimostrare la loro pochezza, i nostri politici farebbero bene a leggersi le storie pubblicate da Repubblica.it sul tema “Perdere il lavoro in Italia”.
Per quanto ci riguarda, abbiamo preso a caso tre storie di donne che ci sembrano emblematiche di quello che si sta vivendo in Italia al tempo della crisi.
Ci sembra il modo migliore per parlare dell’8 marzo.


8 marzo
“Ho voglia di gridare a questo Paese”


Avevo 24 anni appena laureata. Sono partita dalla mia terra del sud, piena di sogni e di speranze. Master nel nord Italia finito il quale mi trasferisco a Roma dove mi danno la possibilità di svolgere uno stage non retribuito in una amministrazione pubblica. Era il sogno che si realizzava, fare quello che per il quale avevo studiato tanti anni. Iniziano dopo qualche mese i primi contrattini co.co.co, co.co.pro. ecc. La paga bassissima. Per pagare l'affitto passavo le serate a fare la cameriera. Ero felice però. Mi dicevano che ero brava e intanto mi facevano fare la fame. Nessuna speranza di contratto a tempo indeterminato. Quattro mesi fa, dopo più di tre anni di sacrifici in una situazione di precariato scandaloso, scade il contratto e il rinnovo non arriva. Senza indennità di disoccupazione, senza liquidazione dopo 4 mesi torno nella mia terra più povera di prima e con tutti i miei sogni infranti. Mi consolo a vedere gente che sta peggio di me..siamo tanti a stare così. Ma io soffro per me, ho voglia di gridare a questo paese che schifo che mi fa. Mi ha tolto quello che ad una giovane ragazza non dovrebbe mai mancare...il sorriso.
Laureata da 8 anni, dopo vari lavori sottopagati o non pagati, mi butto nella scuola, ma trovo solo scuole private che pagano una miseria e fanno contratti co.co.pro. Morale della favola: da giugno 2008 non lavoro e non percepisco indennità di disoccupazione. In questi mesi sono rimasta incinta, ma ho scoperto con amarezza che non mi spetta neanche un euro di maternità. Mio marito ingegnere, dopo 5 anni di contratti a termine nella stessa azienda a fine aprile rimarrà senza lavoro, anche lui senza indennità di disoccupazione, senza liquidazione. Rimarremo senza niente, a parte questa creatura che non è ancora nata e per la quale già ci sentiamo in colpa per non poterle garantire un futuro dignitoso.

Sono una donna di 38 anni e nell’ agosto 2008 ho perso il lavoro per la crisi che sta incombendo sulla città dove abito. Ho 2 figli piccoli finirò la disoccupazione a metà aprile e con lo stipendio di mio marito non riusciamo a far fronte a tutte le spese. Ho fatto molti colloqui di lavoro ma vuoi per l'età (a 38 anni sei già vecchia x il mondo del lavoro), vuoi per i bimbi piccoli non sono riuscita a trovare niente. Io sono favorevole ad un assegno x i dissoccupati oppure x un assegno a tutte quelle donne che sono costrette a fare le casalinghe non per scelta ma per forza. Non trovo giusto che vengono trovati i soldi x aiutare Gaza quando in Italia c'è gente che è alla disperazione. Prima pensiamo ad aiutare seriamente le famiglie italiane e poi pensiamo al resto.

(da Repubblica.it)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Rialzati Italia, poi appoggiati al muro che da seduta faccio fatica..
SB

Anonimo ha detto...

La mossa di Repubblica è apprezzabile rispetto al nulla fatto da tutti gli altri attori dei media...ma è poco troppo poco. Bisognerebbe sollevare l'opinione pubblica con molta più energia di quanto si stia facendo, anche se credo sia già troppo tardi per poter sperare di cambiare la situazione nel breve periodo. io ad esempio ho 25 anni, mi sono laureata in tempo e ho fatto anche diverse esperienze lavorative (stage). In nessuna di queste però, nonostante i mille complimenti ricevuti, nessuno mi ha mai proposto nemmeno l'ombra di un contratto e io mi ritrovo a non poter programmare uno straccio di futuro...ho addirittura aperto un blog per denunciare la mia situazione e per discutere con tutti coloro che vivono la mia stessa angoscia. Spero davvero si possa fare qualcosa ma se i media non ci aiutano sarà veramente difficile