Dal punto di vista urbanistico una città è un insieme di spazi pieni e di spazi vuoti e non possono esistere gli uni senza che vi siano gli altri, in un’alternanza di materia e assenza di essa che rende armonioso il tutto.
Nella città medievale, per esigenze di sicurezza, gli spazi pieni avevano la prevalenza sugli spazi vuoti. La qualità dell’insediamento era dato dalla tipologia delle case, dal loro tenersi assieme in un tutto armonico, dalla capacità di seguire e assecondare i rilievi del territorio o un corso d’acqua. Nonostante ciò, la sapienza antica era riuscita a utilizzare il poco spazio disponibile per creare il vuoto urbano, rappresentato dalle piazze, luoghi di incontro dei cittadini per tutte le loro attività pubbliche e private. Chiari ne è un esempio illuminante.
Chiari - Centro storico |
Con l’avvento della città moderna, gli spazi si sono dilatati. Dove sono stati ideati seri Piani Regolatori, gli spazi vuoti hanno assunto un’importanza primaria. Non solo strade più larghe e piazze, ma anche parchi e giardini, per rendere godibile la vita dei cittadini. Dove questo non c’è e prevale una concezione utilitaristica e speculativa del territorio, la città è soffocata e la qualità della vita è pessima.
In questo caso, lo spazio vuoto è uno spazio privo di valore se esso rimane tale. Acquista valore se esso può essere edificato.
Da un po’ di tempo a questa parte, molti nostri Pubblici Amministratori hanno inventato una locuzione verbale che cerca di dare dignità a questo concetto di rapina del territorio. La locuzione è “valorizzare il patrimonio”. Intendendo con ciò dare valore o maggior valore a una cosa che prima non ne aveva o ne aveva poco.
Ora, un campo incolto non ha valore economico, se si guarda la realtà con occhi rapaci. Ne ha invece molto se si considera la realtà dal punto di vista estetico. La bellezza ha un valore fondamentale nella nostra vita. Senza l’idea di bellezza non ci sarebbero tutti i capolavori che nel campo artistico accompagnano la nostra vita, dalle grotte di Lascaux ai giorni nostri. Un prato, specie se incolto, con i suoi colori, la sua vita, i suoi profumi, ha una sua bellezza intrinseca che un assessore o un dirigente comunale il cui animo è ormai reso insensibile da delibere e determine, difficilmente possono capire.
Chiari - prato |
A Chiari, in Comune, qualcuno è attento solo al profumo dei soldi. Dopo averne sprecati quantità industriali in progetti faraonici e fallimentari, ora cerca di raschiare il barile vendendo gli ultimi pezzi di terreno di proprietà comunale rimasti disponibili.
Per rendere appetibile la vendita, si prendono anche la briga di predisporre loro stessi un Piano Integrato di Intervento (P.I.I) che prevede la modifica della destinazione urbanistica delle aree. Non più aree destinate a servizi, ma aree destinate ad “Ambiti residenziali ad alta densità”. Costo per il Comune circa 17 mila euro.
Insomma stiamo parlando di un piccolo appezzamento di terreno di proprietà comunale ubicato in via Fulgosa. L’importo a base d’asta è fissato in 106mila e 400 euro. Quando si dice essere alla frutta!
Sentite adesso con che parole auliche viene giustificata l’operazione.:
“L’intervento prevede la riqualificazione della zona periferica a Nord del centro storico, al momento occupata da un campo incolto: la definita attribuzione della volumetria residenziale promuove la riqualificazione dell’attuale vuoto urbano in connessione al tessuto edilizio circostante”.
In tre righe la parola “riqualificazione” viene usata due volte, accompagnata dal verbo “promuovere" che ha, come è facile immaginare, un valore positivo. Insomma, signori, stiamo facendo un buon affare. Dove c’era un vuoto urbano, un inutile campo incolto, domani ci sarà una “unità immobiliare con impianto ad L distribuita su due piani e con una volumetria di 532,8 metri cubi” che riqualificherà, ne siamo certi, la zona periferica a Nord del centro storico.
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