sabato 18 aprile 2009

Chiari al bivio


La domanda è: esiste un deficit di cultura democratica a Chiari?
Beppe Vavassori, in un recente articolo apparso su questo blog afferma che sì, visti alcuni avvenimenti accaduti o in corso di accadimento nella nostra città, esiste a Chiari un deficit di democrazia, facendo risalire a questo deficit le difficoltà dell’attuale Amministrazione e di conseguenza della Città.
Il Sindaco e la Giunta hanno confuso la capacità di decidere col decisionismo. Capacità di decidere vuol dire assumere le doverose decisioni dopo un confronto serrato con i partiti nelle sedi istituzionali, con i cittadini e le loro associazioni. Il decisionismo non tiene conto di questi rapporti. Assume come atto autorizzativo di ogni decisione il voto. Tu mi hai votato sulla base di un preciso programma, quindi mi devi dare la libertà di assumere tutte le decisioni del caso per realizzare quel programma.
La realtà però non è mai così conseguente. Sia perché le situazioni mutano nel tempo, sia perché il programma non è mai comprensivo di tutto quello che poi si vorrà praticamente realizzare. L’esempio dei Poli Scolastici e del Polo della Cultura, chiariscono bene la situazione.
A Chiari si è andati ben oltre questo. Il Sindaco e alcuni suoi uomini di fiducia si sono barricati all’interno della Casa Comunale, diventata una vera torre d’avorio, e hanno interrotto ogni corrente di dialogo con la cittadinanza, con i partiti dell’opposizione e perfino con partiti ed esponenti della stessa maggioranza. Non solo. Il luogo preposto al confronto democratico, il Consiglio Comunale, è diventato un luogo di feroce contrapposizione, dove sono stati calpestati in modo plateale, dal Sindaco e dal Presidente dell’Assemblea, i sacrosanti diritti democratici dei Consiglieri. Gli ultimi due Consigli Comunali ne sono un esempio lampante. Non è mai successo, in decenni di storia democratica che un Presidente si permettesse di chiudere il microfono a un Consigliere, neppure quando le contrapposizioni erano frontali. Non è mai successo che un Presidente si rivolgesse a un Consigliere della minoranza con frasi tipo “ma lei che caz.. ci sta a fare qua”. Non è solo questione di buone maniere. E’ l’incapacità programmatica al confronto. E’ la presunzione che governare equivale a comandare. Che comandare autorizzi ogni torsione di norme e procedure.
A questo si deve aggiungere un’incredibile incapacità operativa che ha regalato a Chiari solo una miriade di costose rotonde, alcune delle quali inutili. Le casse comunali sono state dissestate, il patrimonio in buona parte venduto, i grandi progetti rimasti sulla carta. Per ultimo, a causa di sciagurate scelte amministrative (Poli scolastici, Polo della Cultura, PGT, questione mercato) la maggioranza che sosteneva la Giunta è andata in pezzi.
Occorre riparare a questo disastro. Occorre, come dice Beppe, che tutti coloro che amano questa città e credono che sia possibile un modo di amministrarla più corretto ed efficace, si riuniscano a raccolta in una larga alleanza sulla base di un progetto condiviso.
La politica è fatta dalle persone in carne e ossa, con le loro idee, le loro differenze, i loro sogni. Il candidato ideale non esiste, esiste il candidato possibile e ognuno di noi si potrà sentire più garantito se in questa avventura ci metterà un po’ di sé.
Enzo

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Bello questo pezzo, e bello il pezzo di Beppe.
Una sola domanda:
perché il candidato possibile è solo quello che avete scelto voi?
Perché su un altro candidato non siete disposti a ... "riunirvi a raccolta in una larga alleanza sulla base di un progetto condiviso"... per "riparare a questo disastro"?

Il problema non è stare insieme a tutti i costi, diversi o uguali, solo per battere qualcuno.
La fine del governo prodi non ha insegnato proprio nulla? ... si parva licet componere magnis.

Alessandro

Beppe ha detto...

Anche prescindendo dalle proporzioni, il paragone con il governo Prodi non calza, per la natura stessa delle due vicende. Infatti il PD clarense tendeva a costruire un'alleanza che andasse oltre gli schieramenti bipolari, controsinistra/centrodestra. Questo sostanzailmente per due ragioni: per la consapevolezza della reale consistenza del centrosinistra locale e, soprattutto, per le affinità di giudizio che da tempo si erano create tra forze politiche diverse sulla gestione amministrativa del Comune di Chiari. Anche la scelta del candidato sindaco avrebbe dovuto garantire la tenuta dell'asse PD-UDC, cui si sono aggregate la componente socialista e di liste civiche di orientamento moderato. Sulla base di questo criterio è avvenuta la selezione e non attraverso imposizioni delle singole componenti. Oggi un candidato diverso non è più proponibile, perché avrebbe come effetto la rottura di una coalizione che ha già trovato anche una convergenza programmatica.

manuel ha detto...

Come dire, facciamo la frittata, quando è cotta, nella ns cucina, diciamo che ormai è cotta. Povera patria (il testo della canzone di Battiato si adatta benissimo alla scellerata politica del PD di Chiari...)
manuel