Avrei potuto prenderla alla larga e parlare di quanto accaduto negli ultimi venti anni (dal 1989 in poi) e dei percorsi a volte tortuosi che partiti e persone hanno seguito in questo lungo periodo. Mi astengo, per non risultare indigesto. Una cosa però la voglio dire. Liberiamoci dalla maledizione della storia o meglio dalla maledizione che vuole che ognuno sia obbligato a giocare un ruolo prefissato e immutabile per il resto della propria esistenza. Altrimenti saremo costretti a un orribile ritorno al passato che penso nessuno voglia, almeno nel campo del Centrosinistra.
Mi limiterò a parlare di Chiari e del problema che oggi ci troviamo ad affrontare.
Io penso che si stia tentando un esperimento che può risultare molto fecondo per il futuro della nostra città, un esperimento nato dalla convinzione che a Chiari esista un problema di emergenza democratica. Guardiamo a quanto accaduto negli ultimi anni e in particolar modo in questi ultimi mesi: disprezzo delle regole, delle deliberazioni del Consiglio Comunale (vedi mercato), dei diritti della minoranza consiliare, dei diritti dei cittadini (villa Abbate, Polo della Cultura). Mai prima d’ora si era assistito al caso di un Presidente del Consiglio Comunale, organo di garanzia di tutti i Consiglieri, togliere la parola e insolentire il singolo Consigliere. Mai prima d’ora si era votato un PGT in cinque minuti e senza numero legale con tanto di formula finale “il Consiglio approva” e buona notte. Quando poi la macchina amministrativa è in mano a poche persone che non lavorano per il cosiddetto bene comune ma per la tutela di interessi particolari, se pur legittimi, e rimangono sorde ai richiami della maggioranza consiliare e perfino alle sollecitazioni che arrivano dai cittadini che li hanno votati (vedi le motivazioni che hanno spinto alle dimissioni il Segretario della Lega), allora è chiaro che ci troviamo di fronte a un’emergenza, aggravata dal fatto che nonostante l’impegno dei numerosi “uomini del fare”, in primis il Sindaco, il realizzato è veramente deludente.
Sono mesi che il Partito Democratico di Chiari lancia questo allarme e sollecita la creazione di una vasta alleanza che si proponga come alternativa credibile all’attuale maggioranza. La consultazione in fase preelettorale delle varie componenti della società clarense (volontariato, associazioni di categoria, semplici cittadini operanti nei vari settori, dalla cultura, alla scuola, al tempo libero) e il lavoro svolto su precisi temi di interesse generale (vedi Polo della Cultura, Poli Scolastici, ecc.) hanno creato il terreno fertile per far crescere questa consapevolezza e questa necessità. La scelta del candidato a raccogliere la sfida non è stata semplice perché la partita non è semplice. Il Centrodestra parte da numeri che farebbero tremare le vene ai polsi dei più temerari. Per vincere la partita occorre mettere in campo tutte le forze disponibili, non per costituire un coacervo indistinto, ma un’alleanza compatta sulla base di un programma condiviso. Perché si possa vincere a mio parere occorre creare un mix di innovazione ed esperienza, di forze organizzate e movimenti che abbiano a cuore il bene della città. Ma per vincere, dati i numeri da cui si parte, occorre anche creare un’alleanza che sia trasversale, per andare a pescare nell’elettorato dell’avversario, quell’ elettorato incerto, sfiduciato e in ogni caso scontento di come sono andate le cose in questi cinque anni. Per vincere occorre che ognuno di noi faccia un atto di generosità, facendo prevalere l’interesse comune all’interesse di parte. Penso che sia nel PD che nell’UDC ci fossero le persone in grado di sostenere la sfida. Per preparazione e qualità politica. Ognuno di essi ha fatto un passo indietro considerando l’interesse comune e la necessità che il candidato esprima innanzitutto capacità aggregative. Atto di generosità vuol dire anche dare qualcosa di sé in questa alleanza. Spendersi, lavorare, portare entusiasmo. E chi più dei giovani può portare entusiasmo, energia, innovazione?
Per finire voglio dire che condivido in pieno quanto scritto da Giuliano Tonelli e vorrei chiudere con le sue parole che trovo politicamente ed emotivamente molto belle: “il candidato è una forza motrice buona, ma la buona riuscita di questa battaglia sarà e dovrà essere nelle mani di tutti noi e del nostro programma”.
Mi limiterò a parlare di Chiari e del problema che oggi ci troviamo ad affrontare.
Io penso che si stia tentando un esperimento che può risultare molto fecondo per il futuro della nostra città, un esperimento nato dalla convinzione che a Chiari esista un problema di emergenza democratica. Guardiamo a quanto accaduto negli ultimi anni e in particolar modo in questi ultimi mesi: disprezzo delle regole, delle deliberazioni del Consiglio Comunale (vedi mercato), dei diritti della minoranza consiliare, dei diritti dei cittadini (villa Abbate, Polo della Cultura). Mai prima d’ora si era assistito al caso di un Presidente del Consiglio Comunale, organo di garanzia di tutti i Consiglieri, togliere la parola e insolentire il singolo Consigliere. Mai prima d’ora si era votato un PGT in cinque minuti e senza numero legale con tanto di formula finale “il Consiglio approva” e buona notte. Quando poi la macchina amministrativa è in mano a poche persone che non lavorano per il cosiddetto bene comune ma per la tutela di interessi particolari, se pur legittimi, e rimangono sorde ai richiami della maggioranza consiliare e perfino alle sollecitazioni che arrivano dai cittadini che li hanno votati (vedi le motivazioni che hanno spinto alle dimissioni il Segretario della Lega), allora è chiaro che ci troviamo di fronte a un’emergenza, aggravata dal fatto che nonostante l’impegno dei numerosi “uomini del fare”, in primis il Sindaco, il realizzato è veramente deludente.
Sono mesi che il Partito Democratico di Chiari lancia questo allarme e sollecita la creazione di una vasta alleanza che si proponga come alternativa credibile all’attuale maggioranza. La consultazione in fase preelettorale delle varie componenti della società clarense (volontariato, associazioni di categoria, semplici cittadini operanti nei vari settori, dalla cultura, alla scuola, al tempo libero) e il lavoro svolto su precisi temi di interesse generale (vedi Polo della Cultura, Poli Scolastici, ecc.) hanno creato il terreno fertile per far crescere questa consapevolezza e questa necessità. La scelta del candidato a raccogliere la sfida non è stata semplice perché la partita non è semplice. Il Centrodestra parte da numeri che farebbero tremare le vene ai polsi dei più temerari. Per vincere la partita occorre mettere in campo tutte le forze disponibili, non per costituire un coacervo indistinto, ma un’alleanza compatta sulla base di un programma condiviso. Perché si possa vincere a mio parere occorre creare un mix di innovazione ed esperienza, di forze organizzate e movimenti che abbiano a cuore il bene della città. Ma per vincere, dati i numeri da cui si parte, occorre anche creare un’alleanza che sia trasversale, per andare a pescare nell’elettorato dell’avversario, quell’ elettorato incerto, sfiduciato e in ogni caso scontento di come sono andate le cose in questi cinque anni. Per vincere occorre che ognuno di noi faccia un atto di generosità, facendo prevalere l’interesse comune all’interesse di parte. Penso che sia nel PD che nell’UDC ci fossero le persone in grado di sostenere la sfida. Per preparazione e qualità politica. Ognuno di essi ha fatto un passo indietro considerando l’interesse comune e la necessità che il candidato esprima innanzitutto capacità aggregative. Atto di generosità vuol dire anche dare qualcosa di sé in questa alleanza. Spendersi, lavorare, portare entusiasmo. E chi più dei giovani può portare entusiasmo, energia, innovazione?
Per finire voglio dire che condivido in pieno quanto scritto da Giuliano Tonelli e vorrei chiudere con le sue parole che trovo politicamente ed emotivamente molto belle: “il candidato è una forza motrice buona, ma la buona riuscita di questa battaglia sarà e dovrà essere nelle mani di tutti noi e del nostro programma”.
Enzo
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