venerdì 16 aprile 2010

La Dottrina Sociale della Chiesa

Caravaggio
Le sette opere di misericordia
Pubblico volentieri questo commento inviato da un anonimo frequentatore del nostro blog. Le argomentazioni in esso contenute sono, secondo il mio giudizio, degne del massimo rilievo.

"Sarebbe bello chiedere ai leghisti protettori della fede cattolica (vedi distribuzione crocefissi ecc..ecc..) se la Dottrina Sociale della Chiesa sia stata recentemente modificata in ordine alle 7 opere di misericordia, fra le quali spicca il "dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati ecc.".
Nel caso fosse intervenuta una modifica o peggio la loro abrogazione, sarebbe buona cosa ne fosse data ufficialmente la notizia a tutti i cattolici perchè possano regolarsi di conseguenza, sgravando le coscienze personali da un non indifferente peso e da altrettanta non irrilevante responsabilità.
Sapere che le porte del Paradiso sono aperte anche a coloro che respingono gli affamati e gli assetati e quanto altro, mi pare cosa da pubblicizzare col megafono e sarebbe la migliore occasione per dimostrare a tutti che la Chiesa non è retriva ma è "al passo con i tempi".
Se invece tali "opere" - come auspico - sono ancora parte integrante del grande patrimonio culturale, sociale e civile che va sotto il nome di "Dottrina sociale della Chiesa", che i credenti, non già per guadagnare il Paradiso ma semplicemente per appartenere alla "Chiesa di Cristo", sono chiamati a praticare, allora sarebbe l'occasione buona perché la gerarchia lo ribadisca e lo proclami a voce alta, in modo che tutti sentano".

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Be.. allora non sono solo chiacchere da bar dello sport !

Anonimo ha detto...

Sicuramente serpeggia un po di ignorante razzismo in certe scelte, ma è anche utopico pensare di poter aiutare e mantenere tutti, soprattutto quando se ne hanno già tanti "indigeni" da mantenere.
Massimiliano Bettoni

Anonimo ha detto...

Ho appreso diverse informazioni, anche di corridoio, in merito alle rette
per il pranzo dei bambini, non coperte dai genitori e saldate da una
Persona che ha pure scritto una lunga lettera aperta ai propri compaesani,
dal titolo " IO NON CI STO" e fa appello a quanti hanno dignità e ruoli di
responsabilità, pure religiosa perché sappiano scegliere con coerenza e
discernimento, favorendo la crescita culturale e civile ....
E la divisione manichea continua fra chi ritiene che non si ebba aiutare gli
altri con il rischio di favorire i furbetti, e coloro che cercano di
smorzare i toni e di trovare, comunque, soluzioni onorevoli anche ai
problemi complessi; in ogni caso seguire le indicazioni del cuore che ci
porta ad esprimere alcune forme di solidarietà.
Senza scomodare, troppo, il Vangelo, che ci illumina con il suo grande
messaggio di fratellanza universale, mi pare che oggi sia in atto il
tentativo di adottare criteri di giudizio cher portano gradualmente alla
cancellazione definitiva del significato della solidarietà reciproca, che
unita alla laboriosità e all'impegno civile ha contribuito alla crescita e
al propgresso sociale del nostro popolo.

Ed è proprio questo che dobbiamo evitare. Diversamente vuol dire assumerci
l'onere di pesanti omissioni.

Giuseppe Delfrate